La Nato lascia Bagnoli per il Lago Patria

La Fondazione Banco di Napoli per l`infanzia, proprietaria della struttura, impegnata nella ricerca di nuovi inquilii
27 novembre 2012 - Bianca De Fazio
Fonte: Repubblica Napoli

IL TRASLOCO è previsto per il 3 dicembre. La Nato si trasferisce nella nuova sede di Lago Patria. Un trasferimento che libera, in un' area cruciale della città, un complesso di oltre 210 mila metri quadri: 20 mila di spazi verdi, oltre 15 mila di impianti sportivi, 50 mila di strade, quasi 63 mila di piazzali, una cubatura stimata attorno ai 470 mila metri cubi. E se l' area si svuota, rischiano di svuotarsi anche le casse del proprietario dei suoli e degli immobili, la Fondazione Banco di Napoli per l' assistenza all' infanzia. Un ente che senza il canone di affitto pagato dalla Nato vede venire meno i suoi redditi trovandosi nell' impossibilità di proseguire le sue attività a favore dell' infanzia.
Oltre dieci milioni di euro l'anno paga la Nato alla Fondazione. Ma a settembre prossimo cesserà di pagare. Per scongiurare il prosciugamento delle casse la Fondazione è impegnata nella ricerca di nuovi clienti per il complesso. Si tratta di studiare una futura destinazione e riallocazione di un' area che, al momento, non sembra alla portata di nessun privato. Una commissione è all' opera per uno studio di fattibilità, ma il destino del complesso è assai incerto. Nessuna trattativa è in corso, ma c' è un interessamento della Regione Campania che sta valutando l' ipotesi di trasferire lì i suoi uffici napoletani. Se ne occupa direttamente il capo di Gabinetto di Stefano Caldoro, Danilo Del Gaizo, alla guida di un gruppo di lavoro, che tiene insieme dirigenti della Regione, del Demanio, degli assessorati competenti.
Ancora ieri il gruppo di lavoro ha incontrato i rappresentanti della Fondazionee il suo commissario, Lidia Genovese. Sul tavolo proprio gli aspetti economici della vicenda: la Regione, impegnata nella riduzione dei suoi fitti passivi, deve capire se il canone per il complesso di Bagnoli, e i lavori per il suo adattamento alle esigenze degli uffici regionali, porterebbero un risparmio o, piuttosto, un aggravio di spesa. Nei corridoi di Palazzo Santa Lucia spiegano che la «questione è ancora allo stato embrionale», e che il gruppo di lavoro che se ne occupa nonè ancora in grado di valutare la convenienza dell' operazione. Intanto la Fondazione non esclude un' altra ipotesi, quella del cosiddetto spezzatino: frazionare l' area ex Nato e metterla sul mercato, ma c' è il rischio che il valore del complesso, frazionato, sia di gran lunga inferiore a quello dell' intera area nel suo insieme.

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