Raccontare la resistenza popolare nonviolenta

Sei mesi, 26 interviste ufficiali, momenti informali di incontro e dialogo, come accade quando si vive a lungo all’interno di una comunità
17 gennaio 2015 - Un Ponte per...

Foto di Mohammed Yasin

Foto di Mohammed Yasin

Sei mesi, 26 interviste ufficiali, momenti informali di incontro e dialogo, come accade quando si vive a lungo all’interno di una comunità: è questo il lavoro svolto da Un ponte per…, che ha portato all’elaborazione della ricerca sulla resistenza popolare nonviolenta palestinese che vi presentiamo oggi.

Emerging Nonviolent Civil Society Actors in the Euro-Mediterrenan Region è una ricerca di Chiara Moroni, volontaria di Un ponte per…,realizzata nell’ambito di un progetto di cooperazione dell’International Institute for Nonviolent Action (NOVACT), con il sostegno dell’Unione Europea e grazie al lavoro congiunto con i nostri partner del Palestinian Popular Struggle Coordination Committee (PPSC). 

Un lavoro importante, utile a comprendere quello che è accaduto nell’ultimo decennio nei Territori palestinesi occupati. Nei suoi villaggi, i tanti che a partire dal 2004 hanno intrapreso la strada della resistenza popolare nonviolenta all’occupazione militare israeliana, all’esproprio delle terre per la costruzione del muro dell’Apartheid, alla militarizzazione del territorio.

Comunità che hanno resistito alla violenza dell’esercito israeliano con risposte creative, organizzate dal basso, in cui un ruolo di primo piano è stato assunto molto spesso dalle donne (come nel caso di NabiSaleh) e dei bambini.

Villaggi in cui si è imparato ad utilizzare come “arma” una macchina fotografica o una telecamera, “rifiutando di morire in silenzio”, come spiega lo slogan del Comitato di Al Mufaqqara, nelle colline a sud di Hebron.

La ricerca è una piccola enciclopedia che ci accompagna nella teoria e nella prassi di questa resistenza della società civile palestinese, nella storia della nonviolenza come scelta, nelle tante iniziative – come le ri-occupazioni simboliche dei villaggi espropriati – che in questi 10 anni hanno segnato la vita dei Territori occupati.

 Sei mesi di lavoro in Palestina che sono stati segnati dagli eventi regionali che intorno si verificavano – dal cambio di regime egiziano agli attacchi contro la Striscia di Gaza – raccogliendo sfumature e cambiamenti nella lotta sul terreno.

Villaggio per villaggio, scopriamo la composizione dei Comitati popolari, le loro scelte politiche, le “armi” nonviolente che vengono utilizzate, le differenze tra un contesto e l’altro.

E ancora, si racconta l’importante apporto che ha dato alla resistenza popolare la presenza di tanti attivisti israeliani che si oppongono all’occupazione militare e il lungo processo che ha portato alla costruzione di una fiducia reciproca con la popolazione palestinese.

E di quelli internazionali che, come noi, sin dall’inizio hanno preso parte alle Conferenze internazionali del villaggio di Bil’in, dove dal 2006 i Comitati si riuniscono per discutere dal basso le strategie della lotta nonviolenta.

Ma si raccontano anche le difficoltà che hanno affrontato, i problemi che restano da risolvere, le strategie da adottare nel futuro. Perché, come racconta Chiara, il 2013 è stato “un punto di svolta nella resistenza popolare”: il momento per tirare le somme e capire ciò che funziona, e ciò che invece deve essere cambiato.

E’ stato l’anno in cui  si è stilato un “piano nazionale” per la resistenza, in cui è stato simbolicamente ri-occupato il villaggio di Ein Hijleh, nella Valle del Giordano, per riaffermare il diritto dei palestinesi ad abitare la propria terra; quello in cui centinaia di attivisti hanno eretto un villaggio di tende sulle colline che circondano Gerusalemme, per “rispondere a fatti compiuti con altri fatti compiuti”, scegliendo simbolicamente di chiamarlo “Bab Al Shams”.

Nel documento troviamo anche analisi e suggestioni, problematiche e difficoltà, riflessioni sul ruolo che gli attori internazionali dovrebbero avere nel sostenere efficacemente la lotta della società civile palestinese.

 Un’analisi fondamentale per capire quello che sta accadendo in Palestina, e conoscere più da vicino il lavoro dei Comitati Popolari e di chi crede che ci sia ancora spazio per risposte nonviolente anche alla violenza cieca dell’occupazione.

Scarica il pdf della ricerca Emerging Nonviolent Civil Society Actors in the Euro-Mediterrenan Region.

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