Appello per una manifestazione nazionale il 1°marzo a Roma

Ritiro immediato dei contingenti militari italiani da tutti i fronti di
guerra. L'Italia cessi di essere complice della guerra permanente
4 febbraio 2008 - Comitato Pace e Disarmo - Campania

Lanciamo un appello affinché sabato 1 marzo una nuova e grande manifestazione popolare porti in piazza la richiesta del ritiro immediato delle truppe italiane da tutte le aree di guerra e affinché le crescenti spese destinate al settore militare vengano utilizzate per le assai più urgenti esigenze sociali.

Il Consiglio dei Ministri del decaduto governo Prodi, ha reiterato – tra i suoi ultimi atti istituzionali – il decreto che rifinanzia e mantiene le missioni militari italiane in Afghanistan, Balcani, Libano, Africa. Questo decreto dovrà essere approvato in Parlamento. La sua bocciatura metterebbe in seria crisi la partecipazione e la complicità del nostro paese con la guerra permanente in corso dal 2001 in diverse regioni del mondo e che rischia una nuova escalation in aree come i Balcani e l'Iran.

Chiamiamo a scendere in piazze tutte le reti, le associazioni, i soggetti che hanno animato in questi anni il movimento contro la guerra.
In questi anni abbiamo portato in piazza con coerenza il nostro No alla guerra, senza fare sconti a nessuno, né al governo Berlusconi né al governo Prodi, anche quando quest'ultimo ha potuto godere del sostegno dei gruppi parlamentari dei partiti della sinistra e delle associazioni aderenti alla Tavola della Pace.

La realtà dei fatti ha rivelato che le missioni militari approvate dai governi negli anni scorsi, vedono le truppe italiane impegnate nei combattimenti in Afghanistan ("Operazione Sarissa"), nell'occupazione del territorio libanese a puntello di un governo ostile a metà di quel paese, nella copertura militare alla secessione pilotata del Kosovo che prelude ad una nuova guerra "umanitaria" gestita militarmente anche dall'Unione Europea, nell'opera di gendarmeria contro gli immigrati in Africa (vedi l'accordo Italia-Libia).
Queste missioni operano nel quadro della NATO, dell'ONU o sulla base di accordi multilaterali, ma rivelano sistematicamente il loro carattere bellicista e neocoloniale. Il fatto che le truppe sui fronti di guerra vengano affiancate talvolta da organizzazioni civili finanziate dai governi occupanti e appoggiate ai governi-fantoccio locali, non ne modifica affatto la natura e gli obiettivi strategici. ma contribuisce alla manipolazione mediatica sulle guerre umanitarie coperte da "missioni di pace."

In questi due anni abbiamo visto le spese militari crescere del 24% e l'ampliamento della presenza di basi militari USA e NATO nel nostro paese. E' il caso di Vicenza, dove ben tre manifestazioni nazionali e l'opposizione popolare hanno fatto capire molto chiaramente che la nuova base al Dal Molin non si deve costruire, ma parliamo anche di Camp Darby, Sigonella, Taranto. Abbiamo visto progettare nuovi luoghi di guerra come l'impianto per l'assemblaggio degli F 35 a Novara e l'adesione – quasi segreta – dell'Italia allo Scudo missilistico statunitense o alla cooperazione militare con Israele. Abbiamo verificato che il governo ha mantenuto l'embargo contro la già stremata popolazione palestinese di Gaza o che circa 90 bombe nucleari USA sono ancora stoccate nelle basi di Ghedi ed Aviano.

Noi vogliamo mettere in crisi questa politica militarista che espone il paese a tutte le devastanti conseguenze della guerra e vogliamo renderne difficile l'attuazione in ogni luogo.
L'opposizione alla guerra resta una questione decisiva e dirimente nei movimenti sociali a livello internazionale. Lo ha dimostrato la giornata mondiale del 26 gennaio scorso che ha visto centinaia di manifestazioni No War in tutto il mondo e manifestazioni in dodici città italiane.
Ci sentiamo parte di un vasto movimento internazionale che ripudia la guerra nei paesi che conducono aggressioni e interventi militari contro altri paesi e siamo solidali con le popolazioni che resistono alle occupazioni militari e coloniali.
Ci sentiamo solidali con gli attivisti no war condannati assurdamente e pesantemente dal tribunale di Firenze per una manifestazione del maggio '99 contro la guerra alla Jugoslavia. A nessuno può sfuggire la minaccia alle libertà democratiche e le derive razziste che vengono prodotte da un apparato statale impegnato nella guerra

Noi chiediamo l'immediato ritiro dei contingenti militari italiani dai paesi in cui sono stati inviati, la destinazione a uso sociale dei fondi previsti per le spese militari e la riconversione a uso civile dei luoghi di guerra (basi, caserme, impianti) disseminati nel nostro paese, a cominciare dalle numerose caserme in dismissione che altrimenti diventerebbero preda della speculazione immobiliare.

Vogliamo agire per una radicale inversione di tendenza rispetto alle politiche militariste di tutti i governi degli ultimi anni di centrodestra e centrosinistra e da qualsiasi eventuale futuro governo che voglia proseguire su questa strada.

Chiamiamo alla mobilitazione per sabato 1 marzo con una manifestazione nazionale a Roma che incida sia sulle decisioni del Parlamento che nella società, impedendo la conferma del decreto che rinnova e finanzia le missioni militari italiane all'estero.

Il Patto permanente contro la guerra
(Action, Confederazione Cobas, Disarmiamoli, Global Meeting Network, Mondo senza guerra, Partito Comunista dei Lavoratori, Rappresentanze Sindacali di Base, Red Link, Rete dei comunisti, Semprecontrolaguerra, Sinistra Critica)

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