Italia-Israele: l’intenso scambio di bellicose armi

17 luglio 2014 - Comitato Pace e Disarmo

 ITALIA-ISRAELE: L’INTENSO SCAMBIO DI BELLICOSE ARMI

L’Italia è nell’Unione Europea il primo esportatore di armi verso Israele, con autorizzazioni del 2012 ad esportarvi sistemi d’arma per oltre 470 milioni. Negli ultimi tre anni le vendite di armi a Tel Aviv riguardano in particolare armi di calibro superiore ai 12,7 mm e aeromobili, sistemi d’arma ad energia diretta e apparecchiature elettroniche.

Per altro verso, Israele è anche uno dei principali fornitori di armi del “nostro” Ministero della Difesa.

Questo Stato in perenne assetto di guerra. che occupa da 47 anni la Cisgiordania, inclusa Gerusalemme e che, dopo averla occupata direttamente per 38 anni, tiene sotto assedio Gaza da più di sette anni, riversandovi periodicamente quintali di bombe e sostanze vietate (fosforo bianco nel 2008-2009; munizioni DIME negli attacchi anche di questi giorni) e sperimentandovi  droni ed altri armamenti, negli ultimi due anni ha fornito armi all’Italia per un totale di 50,7 milioni di euro. Come e dove sono state sperimentate queste armi? Come e dove sono reimpiegati da Israele i ricavi di questo cospicuo commercio?

Questo scambio di armi non cessa neanche di fronte all’evidenza del loro impiego contro la popolazione civile palestinese: lunedì 9 luglio, mentre erano in corso mortali bombardamenti israeliani su Gaza, l’industria italiana afferente alla Finmeccanica ha consegnato al Ministero della Difesa Israeliano, con orgogliosa puntualità, i primi due velivoli Alenia-Aermacchi M346 per addestramento militare avanzato, armabili per eventuale impiego a terra. L’importanza strategica della fornitura fu confermata ai tempi dell’accordo dalle parole del direttore generale del ministero della Difesa israeliano Udi Shani, che sottolineava che esso avrebbe permesso di finanziare progetti di strategica importanza per la sicurezza di Israele e dato “nuovo vigore all’industria di Difesa israeliana”.

Il contratto, che prevede la realizzazione e consegna di altri 28 esemplari, è un esempio di quella “collaborazione strategica” nel settore stabilito dall’ “Accordo generale di cooperazione tra Italia e Israele nel settore militare e della difesa” stipulato nel 2005 e vivificato da accordi successivi, nel 2012 con lo scambio di commesse di morte, che prevede la fornitura italiana  degli M346 e quella israeliana all’Italia di un sistema satellitare ottico ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra (OPTSAT -3000), ed anche lo scorso 2 dicembre a Milano, insieme con accordi relativi a settori strategici civili come quello dell’acqua.

La prospettiva è quella di una stretta collaborazione tra le industrie belliche italiana ed israeliana, con il “trasferimento di tecnologie”, mentre proseguono formazione, addestramento e manovre militari congiunti, su territorio italiano e su aree sotto il controllo israeliano.

La legge 185 del 1990, tuttavia, vieta all’Italia la vendita di armi a paesi in guerra.

La Costituzione italiana “ripudia la guerra”.

Come mai, allora, l’Italia rifornisce abbondantemente di armamenti un Paese in guerra (unilaterale e fortemente asimmetrica)? Come mai l’Italia si arma fino ai denti e militarizza la propria industria, i propri territori e le relazioni sociali interne ed internazionali?

CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO:

LA REVOCA DEGLI ACCORDI DI COOPERAZIONE MILITARE CON ISRAELE

LA CESSAZIONE DELLA FORNITURA A ISRAELE DEGLI M346

DI PROPORRE ALL’UE l’EMBARGO MILITARE A ISRAELE

Napoli, 18 luglio 2014,

Comitato Pace, Disarmo, Smilitarizzazione del Territorio – Campania

Comitato BDS Campania

Scuola di Pace – Napoli

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