Sul Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari.

Nonostante in ben due referendum l’8 ed il 9 novembre 1987 ed il 12 e 13 giugno 2011 gli Italiani abbiano espresso parere contrario all’uso dell’energia atomica ed al successivo tentativo di ripresa di una strategia energetica che includa l’uso del nucleare, in Italia é stata più più volte ignorata la volontà popolare
25 ottobre 2017 - Comitato Pace e Disarmo

Cari amici,

il 27 ottobre 2016 le Nazioni Unite hanno deciso a larga maggioranza di avviare a marzo 2017 i negoziati per un trattato che prevedeva la messa al bando delle armi nucleari, ma l’Italia è rientrata tra i 37 paesi che hanno votato con parere contrario, nonostante la stessa aderisca al Trattato di non proliferazione nucleare, del 1968, che tende a limitare l’uso di questa tecnologia.

Il 7 luglio 2017 l’ONU ha dunque approvato con 122 voti a favore il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari. Le adesioni sono iniziate il 26 settembre. L'Italia, assente alla votazione, per ora resta contraria.

Nonostante in ben due referendum l’8 ed il 9 novembre 1987 ed il 12 e 13 giugno 2011 gli Italiani abbiano espresso parere contrario all’uso dell’energia atomica ed al successivo tentativo di ripresa di una strategia energetica che includa l’uso del nucleare, in Italia é stata più più volte ignorata la volontà popolare; sono stati infatti stipulati accordi di collaborazione con altri paesi nuclearizzati come la Francia, é stata consentita la presenza di ordigni atomici sul nostro territorio ed oggi viene ostacolato l’ONU nel cammino di una risoluzione che abbandoni definitivamente l’uso dell’atomica.

Nel nostro paese viene paradossalmente consentita la presenza di ben due basi militari USA, quelle di Ghedi ed Aviano, che, in regime di extraterritorialità, utilizzano alcuni siti per stipare decine di testate nucleari, impendendo, per motivi di sicurezza militare che nullificano ogni  principio democratico di controllo parlamentare, che vi sia alcuna possibilità di effettuare verifiche di compatibilità ambientale, messa in sicurezza e stato di manutenzione di tali basi, aspetti che si traducono in una evidente limitazione di sovranità nazionale e contraddicono in maniera chiara il volere dei cittadini italiani espresso dai suddetti referendum.

12 dei nostri porti civili, come sappiamo, nonostante la nostra parziale vittoria, sono da anni sistematicamente utilizzati militarmente come luogo di transito e sosta per sottomarini e portaerei con motori a propulsione nucleare ed armi nucleari a bordo, mettendo a repentaglio l’incolumità fisica degli abitanti delle città interessate, visto che non sono rari i casi di incidenti in cui sono stati coinvolti tali natanti o fenomeni di inquinamento ambientale derivanti da detti passaggi.

Questa continua e ripetuta violazione degli interessi della popolazione e dei trattati internazionali richiede dunque un nuovo sforzo da parte di tutti coloro che si professano pacifisti, nonviolenti, antimilitaristi e lottano a tutela dell'ambiente affinché anche l’Italia, come altri paesi del mondo, aderiscano all’ultimo trattato ONU ed in generale prosegua nella messa al bando del nucleare.

In quest’ottica riteniamo che come Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del territorio sia nostro dovere svolgere il compito di forte sensibilizzazione e coinvolgimento della cittadinanza che parta dalla presa di coscienza della gravità della situazione.

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