Fregate all’Egitto, Rete Italiana Pace e Disarmo: “Schergat consegnata il 23 dicembre, ma nessun comunicato. Imbarazzo governo”

La 'Spartaco Schergat' sarà ribattezzata 'al-Galal' ed è stata ceduta "da Fincantieri alla Marina Militare dell’Egitto presso i cantieri del Muggiano a La Spezia". E' solo il primo step della maxi-commessa da 10 miliardi di euro con la quale Roma venderà a Il Cairo un'altra Fremm, oltre a 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, 24 caccia Eurofighter Typhoon e 20 velivoli da addestramento M346 di Leonardo, più un satellite da osservazione
28 dicembre 2020 - F.Q.

Erano passati appena 13 giorni da quella terribile ricostruzione dei pm di Roma su quei nove giorni di torture nelle mani della National security egiziana che hanno portato alla morte di Giulio Regeni. Tredici giorni nel corso dei quali si è passati dall’indignazione ed ennesima richiesta di verità e giustizia alla consegna, il 23 dicembre, “senza alcun comunicato ufficiale”, della prima delle due fregate Fremm da Roma a Il Cairo.

A darne notizia è la Rete Italiana Pace e Disarmo, secondo cui Fincantieri ha consegnato agli ufficiali della Marina Militare dell’Egitto, “presso i cantieri del Muggiano a La Spezia, la fregata multiruolo Fremm ‘Spartaco Schergat‘, ora ribattezzata ‘al-Galala‘”. Nessuna cerimonia e nessun comunicato per un’operazione che è solo il primo step della maxi-commessa da 10 miliardi di euro che comprende la vendita di un’altra Fremm ‘gemella’, la ‘Emilio Bianchi‘, oltre a 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, 24 caccia Eurofighter Typhoon e 20 velivoli da addestramento M346 di Leonardo, più un satellite da osservazione. “Il tentativo di tenere nascosta la consegna e la successiva partenza alla volta dell’Egitto durante il periodo Natalizio manifesta chiaramente l’imbarazzo da parte del Governo italiano per tutta questa operazione”, hanno commentato da Rete Italiana Pace e Disarmo.

Nonostante le prese di posizione pubbliche da parte di diversi esponenti di governo nei confronti del presidente Abdel Fattah al-Sisi, le minacce di una nuova interruzione dei rapporti diplomatici e le richieste sempre più pressanti da parte dei familiari di Regeni e delle organizzazioni in difesa dei diritti umani, sugli scambi commerciali, anche in tema di armamenti, il governo non ha mai fatto marcia indietro. Tanto che più volte si è sottolineato come i rapporti economici debbano essere separati dalla collaborazione giudiziaria sulle indagini riguardanti la scomparsa del ricercatore di Fiumicello.

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