Richiesta di confronto da parte degli Antimilitaristi campani

Ai lavoratori dei porti di Genova, Livorno, Napoli e Ravenna

Gli “Antimilitaristi Campani” ringraziano i portuali di Genova, Ravenna, Livorno e Napoli e i sindacati che li hanno sostenuti per le loro azioni tese ad ostacolare il transito di armi nei porti italiani. Il rifiuto di questi lavoratori di caricare armi dirette in Arabia Saudita, in Israele, in Siria e in altre zone di guerra, esprime la precisa volontà di non essere complici della distruzione e della morte portata al popolo yemenita, al popolo palestinese, al popolo siriano e di altri Paesi.
27 maggio 2021 - Antimilitaristi Campani
Gli “Antimilitaristi Campani” ringraziano i portuali di Genova, Ravenna, Livorno e Napoli e i sindacati che li hanno sostenuti per le loro azioni tese ad ostacolare il transito di armi nei porti italiani. Il rifiuto di questi lavoratori di caricare armi dirette in Arabia Saudita, in Israele, in Siria e in altre zone di guerra, esprime la precisa volontà di non essere complici della distruzione e della morte portata al popolo yemenita, al popolo palestinese, al popolo siriano e di altri Paesi oggetto delle aggressioni e delle mire neo-colonialiste delle grandi potenze o delle potenze regionali.
La stessa rivendicazione: porti aperti agli immigrati e chiusi ai trafficanti di morte, è uno schieramento netto con i popoli oppressi e contro il militarismo.
Tali azioni, determinanti per inceppare la macchina bellica, sono nello stesso tempo un atto di denuncia forte delle responsabilità delle istituzioni e del governo italiano sia nell’escalation militare in atto a scala mondiale, sia nel rafforzare e proteggere il commercio e i profitti dell’industria nazionale delle armi.
Non è un caso se su questi lavoratori si è abbattuta rapidamente la repressione dello Stato. A Genova, infatti, 5 lavoratori del Collettivo autonomo lavoratori portuali (CALP) sono indagati dalla procura per associazione a delinquere finalizzata a reati che vanno dalla resistenza, all’accensione di fumogeni e bengala, al lancio di oggetti pericolosi e, perfino, all’attentato alla sicurezza pubblica dei trasporti.
Un’azione repressiva che si fa sempre più pesante proprio contro le realtà dell’antimilitarismo che da anni sono punto di riferimento nella lotta ai mercanti di armi e contro le basi militari.
Ne è esplicito esempio quanto sta accadendo in Sardegna dove la procura di Cagliari ha sviluppato una inchiesta, definita “Operazione Lince”, nei confronti di movimenti ed associazioni impegnati nelle manifestazioni contro l’occupazione militare della Sardegna, contro le basi NATO e contro le devastanti esercitazioni militari che vi si svolgono. Le accuse sono pesantissime, fino a quella di terrorismo. È in difesa dei loro figli che le madri degli accusati stanno svolgendo una campagna di informazione nazionale che va rafforzata.
Contro la repressione è importante non solo far sentire la propria solidarietà e vicinanza a tutti gli attivisti ed ai lavoratori colpiti, ma è soprattutto necessario unire le varie realtà per costruire una forte risposta di lotta. Per questo, come Antimilitaristi Campani, guardiamo con attenzione alle dichiarazioni, venute da tanti portuali, sulla necessità di avviare un coordinamento tra i porti che possa promuovere azioni unitarie.
Questo, soprattutto se indirizzato anche ai lavoratori dei porti a scala europea e internazionale che si sono distinti per analoghe azioni di lotta, rappresenterebbe un passaggio importante non solo per il prosieguo della loro lotta, ma per tutte le realtà dell’antimilitarismo.
Come Antimilitaristi Campani vogliamo dare il nostro contributo in questa direzione. Siamo, perciò, interessati ad aprire un confronto con i lavoratori portuali, a partire da quelli del porto di Napoli che solo pochi giorni fa, insieme ai portuali di Livorno e Ravenna, si sono opposti al transito di una nave che trasportava armi dirette in Israele. Una presa di posizione che ha innescato l’incidente diplomatico e la dura reazione di Israele che, attraverso il sindacato sionista e razzista Histadrut, ha bloccato la movimentazione delle merci italiane nel porto di Haifa costringendo il governo italiano ad intervenire per risolvere la crisi.
A cominciare, quindi, dal tema della repressione, vogliamo fare la nostra parte per rilanciare unitariamente un’opposizione forte alla guerra, al militarismo e al disciplinamento sociale; tanto più importante oggi alla luce di una gestione della pandemia volta a legittimare l’uso dell’apparato militare nella “guerra contro il Covid” e ad incrementare il consenso verso una ulteriore penetrazione del militarismo nella vita civile. Ma anche alla luce delle crescenti tensioni internazionali tra le grandi potenze che ci pongono davanti al rischio di un nuovo conflitto mondiale.
Ci auguriamo, perciò, che sia possibile a breve una prima interlocuzione con questi coraggiosi lavoratori le cui azioni sono un concreto ostacolo alla logistica bellica.
In questa direzione proponiamo di valutare insieme la possibilità di un incontro su piattaforma da tenersi alla fine di giugno o in altro periodo in base alle vostre disponibilità.
In attesa, saluti antimilitaristi.
Antimilitaristi Campani
Napoli 27/05/2021
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