Nasce a Napoli la Rete Antimilitarista per la Pace
L’Assemblea Cittadina contro la guerra e il militarismo, promossa dal Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione della Campania si è svolta a Napoli sabato 6 dicembre 2025 – presso il Centro Missionario Giovanile. L’incontro - introdotto da padre Alex Zanotelli (miss. Comboniano) e moderato da Vittorio Moccia - ha registrato oltre 50 partecipanti, con interventi personali e di appartenenti a più di una quindicina di organizzazioni: Comitato Pace e Disarmo Campania, Sezione ANPI Napoli Lenuccia, Movimento Nonviolento, Movimento Internazionale della Riconciliazione, Gruppo D.S., Centro Culturale "Handala Ali", Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e della università, Rete per la Palestina, Rete Costituzione e Antifascismo, Rete contro la guerra e il militarismo Campania, Presidio Pace ‘IoCiSto’, Comunità Palestinese Campania, Pax Christi, Tavolo Uniti contro la guerra, Coordinamento No Nato, COBAS. Erano inoltre presenti rappresentanti di ex Asilo Filangieri, BDS, Rete Rione Sanità, Scuola di Pace, TerradiLei, Ancora Italia, Mani sulla roccia, Microcredito Sanità, Uniti contro la guerra, La Comune.
Le analisi degli intervenuti hanno rilevato che viviamo una fase di allarmante riarmo, col ritorno della minaccia nucleare unito e collegato all’aggravamento della crisi climatica. Il rischio del ripristino della leva è un ulteriore e grave elemento della più generale militarizzazione della società e delle istituzioni formative, ma anche della diffusa violenza interpersonale e sociale, come nel caso di quella rivolta alle donne.
Alla repressione del dissenso contro il genocidio in Palestina e alle minacce di guerra – è stato osservato - si accompagna da anni una preoccupante tendenza al disciplinamento dei cittadini in chiave militarista ed un evidente intreccio tra politica ed affari, col crescente peso del complesso militare-industriale. Si è rilevata anche la debolezza ed ambiguità delle tradizionali forze politiche di sinistra e la frammentazione della sinistra antagonista. Viceversa, mentre sembra scemare la mobilitazione in favore della Palestina, cresce l’impulso bellicista e riarmista, stimolando la creazione di nemici da battere, formando nuove aree critiche di tensione e rinforzando personale e dotazioni delle forze armate, laddove la NATO continua a minacciare equilibri strategici sempre più precari e delicati.
Ultimo dato emerso è il riaffiorare d’una mentalità neocolonialista, con la pretesa di ridefinire con la forza le sfere d’influenza economico-politico-militare delle attuali superpotenze ed una evidente disinformazione, mistificazione e semplificazione della realtà, a scopi propagandistici.
I presupposti per coordinare in rete le realtà aderenti, dunque, sono il superamento delle distinzioni e differenze e l’unità operativa attraverso azioni condivise, per organizzare campagne comuni su: obiezione di coscienza, difesa non armata e civile, azioni di boicottaggio e disinvestimento, lotta alla militarizzazione delle scuole ed università e della ricerca.
In particolare, sono state proposte le seguenti azioni: costruire un’aggregazione attiva e organizzata di movimenti integrando pace e antimilitarismo, superando divisioni, frammentazioni e personalismi dei gruppi già attivi sul tema; ricostruire un pensiero comune e non ideologico contro la guerra e istituire una ‘accademia della pace’; fare controinformazione tra i giovani, con volantinaggi nelle scuole e nelle università e mediante interventi nelle realtà formative; promuovere una dichiarazione preventiva di obiezione di coscienza contro l’ipotesi di ripristino della leva; coinvolgere docenti e studenti nel movimento contro la guerra, liberando scuole e università dal militarismo e combattendo i collegamenti tra mondo accademico e ricerca militare; elaborare documenti condivisi per lo sviluppo di una consapevolezza dell’incalzante processo di militarizzazione della società, della cultura e perfino della comunicazione, denunciando gli intrecci tra gli interessi economico-finanziari e quelli bellici e demistificando l’idea del ruolo positivo dell’industria militare rispetto all’occupazione; aumentare tra i cittadini la percezione della delicatezza del momento; appoggiare le campagne B.D.S. (boicottaggio industrie collaterali al sistema di guerra) e rafforzare quelle di disinvestimento dalle ‘banche armate’; fare iniziative di opposizione all’invadenza della NATO e delle nostre forze armate; fare un lavoro comune sulla questione porti per “scardinare” logistica e trasporti legati alla filiera militare, produzione e commercio delle armi con sostegno alle lotte dei lavoratori portuali che tengano conto della tutela occupazionale; promuovere mobilitazioni che colleghino le lotte locali alle lotte internazionali contro i sistemi di oppressione denunciando ogni forma di neocolonialismo e suprematismo culturale; trovare collegamenti unitari su scala nazionale.
Altri possibili terreni per iniziative condivise sono: proporre azioni che contrastino le conseguenze ambientali delle guerre e della militarizzazione di territorio e mari; diffondere una cultura alternativa, sia con maggiori iniziative di base, sia stimolando in tal senso anche le istituzioni locali; diffondere la “Carta delle donne contro la violenza”; ripristinare il Ministero per la Pace e l’Archivio regionale Pace, Disarmo e Diritti Umani; fare appello alle istituzioni ecclesiastiche su percorsi di pace condivisi; fare controinformazione e opposizione alla mistificazione linguistica; ridiscutere le logiche delle sanzioni tutelando gli interessi della piccola industria locale.
Al termine dell’Assemblea, è stata proposta ed approvata a maggioranza dei presenti la denominazione di tale coordinamento come Rete Antimilitarista per la Pace.

